A gennaio 2024, il Consiglio e il Parlamento Europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio sulla nuova direttiva riguardante la gestione delle acque reflue urbane, con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza e la sostenibilità economica e ambientale in tutti gli Stati membri.
La Direttiva (UE) 2024/3019, approvata nell’aprile 2024, fissa scadenze temporali stringenti per adeguare gli impianti di trattamento alle nuove esigenze ambientali e sanitarie:
- 2030: adeguamento di tutti gli impianti al trattamento secondario potenziato;
- 2035: trattamento terziario obbligatorio per impianti >10.000 AE o situati in aree sensibili;
- 2040: introduzione del trattamento quaternario per impianti >150.000 AE;
- 2045: raggiungimento della neutralità energetica per tutti gli impianti >10.000 AE.
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In che modo la direttiva per la gestione delle acque reflue urbane affronta le sfide emergenti
La nuova Direttiva risponde a sfide emergenti come il cambiamento climatico, la crescente urbanizzazione e la diffusione di nuovi contaminanti nelle acque reflue.
Analizziamo nel dettaglio le tappe fissate dalla normativa e in che modo dovranno essere adeguati gli impianti di trattamento.
Entro il 2030, tutti gli agglomerati urbani con almeno 1.000 abitanti equivalenti (AE) dovranno garantire, come minimo, un trattamento secondario per la rimozione della sostanza organica biodegradabile e dei solidi sospesi.
Il trattamento terziario, finalizzato alla riduzione dell’azoto e del fosforo, dovrà essere implementato entro il 2035 in tutti gli impianti che servono agglomerati superiori a 10.000 AE o situati in aree sensibili.
Con l’obbligo di trattamento quaternario entro il 2040 per impianti sopra i 150.000 AE, si mira alla rimozione di inquinanti chimici e microplastiche.
Un’ulteriore scadenza rilevante è fissata al 2039: entro tale data, il trattamento terziario dovrà essere obbligatoriamente applicato anche negli impianti che servono almeno 150.000 AE, con l’estensione al trattamento quaternario per la rimozione dei microinquinanti.
Infine, entro il 2045, tutti gli impianti con capacità superiore a 10.000 AE dovranno raggiungere la neutralità energetica.
Gli obiettivi strategici della Direttiva (UE) 2024/3019
La nuova normativa introduce quattro obiettivi strategici principali:
Promozione dell’economia circolare
La direttiva rafforza l’obbligo di recuperare risorse dalle acque reflue, in linea con la Direttiva Quadro sui Rifiuti e la Direttiva sui Fanghi. Il recupero delle acque trattate e dei fanghi riduce la pressione sulle risorse idriche, soprattutto in aree soggette a stress idrico.
Responsabilità estesa del produttore (EPR)
Le aziende farmaceutiche e cosmetiche, ritenute responsabili di una parte significativa dell’inquinamento da microinquinanti organici, saranno tenute a coprire almeno l’80% dei costi aggiuntivi del trattamento quaternario.
Obiettivi di neutralità energetica
Gli impianti dovranno diventare energeticamente autosufficienti attraverso l’impiego di fonti rinnovabili, contribuendo alla riduzione delle emissioni di gas serra in linea con gli obiettivi climatici dell’UE. Le tappe previste sono:
- 2030: almeno 20% di energia da fonti rinnovabili;
- 2035: almeno 40%;
- 2040: almeno 70%;
- 2045: 100% e neutralità energetica.
Monitoraggio della salute pubblica
La direttiva rafforza i sistemi di sorveglianza epidemiologica tramite il monitoraggio delle acque reflue urbane, utile a individuare tempestivamente la presenza di agenti patogeni e microinquinanti emergenti come farmaci, interferenti endocrini, PFAS, residui di pesticidi e microplastiche
Direttiva (UE) 2024/3019 e la Direttiva 91/271/CEE: un rapido confronto
La Direttiva (UE) 2024/3019 rappresenta un salto di qualità rispetto alla normativa precedente, introducendo un approccio più integrato e lungimirante alla gestione delle acque reflue urbane.
Il focus si sposta dalla sola riduzione dell’inquinamento verso un sistema orientato alla sostenibilità ambientale, all’efficienza energetica e alla protezione della salute pubblica.